TRIESTE AL QUADRATO
Dove e quando
dal 15 dicembre 2006 al 15 gennaio 2007, presso la Casa della Musica di Via dei Capitelli 3, Trieste.
MARIA LUISA RUNTI, registra teatrale e pubblicista, venerdì 15/12 p.v. presenterà alla Casa della Musica 55 di via CapitellI 3, il volume di fotografie “Trieste al Quadrato” di Roberta Radini (Parnaso Edizioni-TS). Libro innovativo, di grande impatto cromatico ed emotivo, esso ci offre una visione ed una conoscenza di Trieste del tutto diversa dal “dejà vù” cui siamo abituati.
Scrive Runti, nella presentazione: “Esse (foto, n.d.r.) sfuggono alla pagina, escono dalla carta e ti catturano per raccontare una favola, a volte sognante o descrittiva, a volte ironica o cruda, sempre realista e viva: quella di Trieste. Il suo occhio attento e sensibile (di Radini, n.d.r.) coglie gli spaccati del quotidiano, li interpreta, talvolta li stravolge in perfette e rigorose strutture narrative e di pensiero. Il dettaglio focalizzato non è fine a se stesso. E’ un’immagine nell’immagine, quasi la concezione Pirandelliana del “Teatro nel Teatro”. Ed ecco che uno smerlo del Castello di Miramare diventa pura narrazione geometrica….”
Alla presentazione del volume, seguirà “Music from the cube”, originale ed ironica interpretazione musicale di alcuni degli scatti del volume, realizzata per l’occasione da Andrea Radini, nonchè un breve concerto acustico dei “Lost Exit”, di cui è il fondatore, con alcuni brani del loro ultimo CD: “Here to stay”.
La mostra
trieste x trieste = trieste2 / trieste al quadrato
no, non è nè uno scherzo nè uno strano gioco matematico / trieste2 non vuole essere il consueto libro su trieste / proviamo per una volta a dare per scontata la sua immagine più classica, quella da cartolina, un po’ asburgica e forse troppo “normale” / trieste sa offrire anche altro / per questo ho voluto cogliere la mia città sotto un aspetto nuovo, un po’ inusuale, attraverso una raccolta di immagini che la raccontino nei suoi particolari più insoliti e nelle loro inquadrature più bizzarre / sfogliare questo libro può diventare una “caccia al tesoro”, alla scoperta di come si riescano a guardare in modi diversi quelli che, per la gente, ed un triestino in particolare, possono sembrare “i soliti posti” / un grazie particolare a coloro che hanno partecipato con me a questa avventura / roberta radini
Guardare le fotografie di Roberta Radini e decidere di scriverne è stato un unico… “scatto”. Esse sfuggono alla pagina, escono dalla carta e ti catturano per raccontare una favola, a volte sognante o descrittiva, a volte ironica o cruda, sempre realista e viva: quella di Trieste.
Il suo occhio attento e sensibile coglie gli spaccati del quotidiano, li interpreta, talvolta li stravolge in perfette e rigorose strutture narrative e di pensiero. Il dettaglio descrittivo non è più il dettaglio fine a se stesso. E’ un’immagine nell’immagine, quasi la concezione Pirandelliana del “Teatro nel Teatro”.
Ed ecco che uno smerlo del Castello di Miramare diventa pura narrazione geometrica che coinvolge molto più profondamente della foto convenzionale, a tutto campo. Passeggiando idealmente tra noi, Roberta, poetico e moderno “Pollicino”, lascia “cadere” le sue immagini come tanti sassolini che, a volte, hanno il peso di un macigno. Del tutto originale la concezione del suo itinerario descrittivo, scarna, essenziale e perciò incisiva. Dalla pagina intera ai multipli, calibrati con assoluta precisione cromatica e narrativa, la città si offre nuda all’occhio dell’osservatore.
Roberta la “veste” con impatti coloristici e contrasti sapienti, con il presentarci “abiti” che molti di noi non hanno mai percepito. La descrizione stessa delle foto è un mini-intimistico racconto personale, la voce del pensiero e quella dell’immagine si fondono in un solo blocco, quadrato, appunto. La gioiosa e delicata freschezza del didascalico cammino descrittivo ideato per il “viaggiatore” ben rispecchia sì, la sua creatività, ma anche l’intelligente, analitica introspezione che le permette di rendere meno aspre alcune immagini. Potente lo schiaffo emotivo, reso da contrasti cromatici e volumetrici, che ci colpisce guardando gli scatti della risiera: architravi, celle e mura addolcite dalla memoria di un fiore e dal blu del cielo che si intrufola fra i blocchi di cemento. Le calde policromie dei cespugli carsici, così perfettamente colte con la giusta luce, da sembrare quasi irreali, non ci lasciano fantasticare che per poco. Le attraversa un nodo di filo spinato, il ricordo di un confine vicino e da poco abolito, il pensiero spazia fra memorie di guerre ancora non sopite e la delicata fragilità delle foglie.
Lo spirito libero e gioioso di Roberta invece, nasce dal mare; dall’allegria delle onde agli attimi di ghiotto ristoro che ci portano inoltre fra le “osmize” del Carso. Riesce a rappresentare in modo insolito anche le foto innevate: poiché esse, sì, vivono “vestite” di bianco ma altrettanto vive le possiamo fantasticare riscaldate dal solleone.
I suoi scatti rendono uniche alcune immagini: il molo Audace in diagonale (ha riso quando le ho detto di aver pensato alla carrozzella de “La corazzata Potiomkin”!!), il paletto fluorescente che segnala Piazza Grande (o dell’Unità..), la spazializzazione convessa dell’immagine di copertina, l’ironica inquadratura dell’Ateneo e del Teatro Romano, l’universalità della preghiera negli spaccati delle chiese che la rappresentano, l’interpretazione del Faro della Vittoria e della luminosa di Coin, la stilizzata silouhette sul “patinoire” in Piazza Verdi, la straordinaria “aggressione” geometrica del palazzo del Lloyd Adriatico ironizzata da quella intrusa bocca di vecchio cannone. Sia in queste ultime che in quelle notturne di Trieste vista dall’alto, ha percepito, inconsciamente, frammenti del linguaggio pittorico di Kazimir Malevic, dall’influenza del cubismo e del futurismo al suprematismo da lui fondato negli anni ’20. (Suggerisco, agli scettici, di addentrasi fra le sue opere per verificare che non sto celiando, ci troveranno anche il “quadrato”!).
Passo dopo passo, dal sonnolento risveglio al molo Audace allo sfavillio notturno dei lampioni di Piazza Goldoni e delle Rive, Roberta-Pollicino ci ha narrato una chimerica ma pur reale giornata. I suoi sassolini li ha lasciati e ci saluta, sbarazzina, con un divertente autoscatto, dall’ultima immagine del libro. A noi, raccoglierli.
MARIA LUISA RUNTI
|